In questo periodo impazza la Maha Kumbh Mela mania, non so se se ne parli in Italia, ma i social media mi propongono quotidianamente video e foto di stranieri che si recano ad Allahabad, ribattezzata Prayagraj qualche anno fa, per assistere, partecipare, credo soprattutto documentare, questo evento dalle proporzioni esagerate. Ho come l’impressione che l’idea sia “bisogna esserci” per dire che ci si è stati, per diffondere in rete le immagini, per sentirsi anche un po’ “eroi” perché, diciamolo, specialmente nei giorni dei “bagni” più sacri, si rischia pure di rimetterci la vita come è accaduto qualche settimana fa a parecchi pellegrini finiti calpestati mentre dormivano per terra.
A ognuno ovviamente le sue scelte, personalmente preferisco partecipare a eventi meno epici e pazienza se il prossimo auspicioso allineamento dei pianeti accadrà fra 144 anni, me ne farò una ragione. Mentre questo festival vede movimenti di massa enormi da tutto il Paese, ci sono tantissime altre celebrazioni sentite a livello locale in tutta l’India, oppure a livello nazionale, anche se a volte con nomi diversi. Io vivo al Nord e vi parlo delle più importanti celebrate da queste parti, tenendo presente che le date cambiano di anno in anno, perché le feste qui in India seguono il calendario lunare.
Lohri è un festival molto popolare che celebra il raccolto invernale e l’inizio delle giornate più lunghe. È legato soprattutto alla regione del Punjab ed è partecipato, con entusiasmo, in particolare da Sikh e Hindu, ma è comune a tutti festeggiare e divertirsi intorno al fuoco, lo faccio anche io. Qui in città al tramonto si accendendo falò sulla strada fuori dal cancello di casa, o al centro dei parchi di quartiere. Si balla e si canta girandoci intorno e gettandoci dentro arachidi, popcorn, sesamo, jaggeri. Si mangiano croccantini, dolci e si beve il chai caldo.
Qualche giorno fa, il 2 febbraio, si è celebrato il Basant Panchami, anche chiamato Saraswati Puja, uno dei più importanti festival Hindu. Basant è la primavera, Panchami è il quinto giorno del mese di Magha, che coincide appunto con l’inizio della primavera. In questo giorno si onora anche Saraswati, la dea della conoscenza, della saggezza, delle arti e della musica. Ci si veste volentieri di giallo, il colore del sole, dei fiori, della luce. Si offrono fiori gialli, si partecipa a eventi culturali. Nel XIV secolo questo Festival iniziò ad essere celebrato anche dai Sufi qui a Delhi che, ancora oggi, ne fanno una delle loro più belle e sentite celebrazioni annuali.
A seguire arriverà il Maha Shivaratri, una importante festa Hindu che celebra il matrimonio fra Shiva e Parvati. I devoti visitano in gran numero i templi dedicati a Shiva, alcuni rimangono svegli per tutta la notte. Varanasi naturalmente vede importanti celebrazioni e nello Stato del Madhya Pradesh, India centrale, questa festa viene celebrata con molto fervore.
In marzo arriveranno Holika Dahan e Holi. Per tutta la settimana precedente Holika Dahan o Choti Holi (il piccolo Holi), la gente comincia ad accatastare qualunque cosa vecchia, possibilmente di legno, rami secchi e foglie. Lo fa in vari punti dei quartieri. La sera delle celebrazioni, dopo il tramonto, ci si reca presso il luogo dove si accenderà il falò, spesso anche davanti a un tempio. Si gira intorno alla pira pronta srotolando dei lacci colorati, recitando mantra, posizionando ghirlande di sterco di mucca, spighe di frumento. I bramini siedono e praticano una pooja, poi viene acceso il fuoco, ci si canta e balla intorno gettando gettandoci pezzetti di cocco e semi di sesamo. La demone Holika simbolicamente brucia, e con lei il male, le nostre cattive abitudini e i brutti pensieri. Le tenebre lasceranno spazio alla primavera ed ai colori, colori che caratterizzeranno il giorno seguente, quello di Holi, più noto agli occidentali come la Festa dei colori. In questo giorno io me ne sto chiusa in casa, l’ho celebrato in passato, ma adesso devo dire che lo sfuggo volentieri. Chi decide di lanciarsi nelle celebrazioni farà bene a indossare qualcosa di vecchio, a mettere dell’olio sui capelli e possibilmente anche sulla pelle, altrimenti dovrà essere pronto a ritrovarsi colorato per qualche giorno, specie se le polveri, secche o miste ad acqua, saranno di colore fucsia e verde. Purtroppo non si tratta di colori naturali. L’indomani si incontreranno anche i cani colorati per la strada. In questo giorno è tradizione piuttosto comune quella di consumare Bhang, foglie di cannabis, sotto forma di Thandai, una bevanda servita fredda, a base di latte, yogurt, frutta secca, zucchero e petali di rosa. Questa viene consumata anche durante Maha Shivaratri. Oppure sotto forma di pakode, frittelle pastellate. Di conseguenza è anche facile trovarsi coinvolti in situazioni non sempre piacevoli dove, soprattutto i ragazzi, vanno a zonzo parecchio su di giri.
Sta per iniziare il Ramadan, il 1 marzo. Dopo un mese sarà seguito dalla sua fine, Eid-Ul-Fitr. Durante tutto il mese le moschee vedranno famiglie radunarsi verso le 18, per rompere insieme il digiuno iniziato dalla mattina alle 5.30. Durante il giorno non sarà possibile bere nemmeno un bicchiere d’acqua e la sera, quando alle 18.45 i colpi di cannone daranno il via, si romperà il digiuno consumando lentamente un dattero. Mi sono trovata, mio malgrado, a partecipare a questo evento che si chiama Iftar. Dico mio malgrado, perché si viene generosamente invitati a partecipare a un rituale che, nel mio caso, non mi ha vista digiunare e di conseguenza provo un po’ di disagio. Questo, anche se lo fai notare, viene stemperato dai sorrisi e frasi del tipo “Cosa importa se non hai digiunato?”.
Baisakhi, o Vaisakhi, viene celebrato da Sikh e Hindu, in aprile. Si festeggia il raccolto primaverile al Nord. Per la comunità Sikh questa data marca diversi avvenimenti importanti, anche tragici come il massacro di Jallianwala Bagh. Questa giornata vede processioni e visite ai Gurudwara, i Templi Sikh, mentre molti Hindu si recano a fare abluzioni nei fiumi sacri e affollano le fiere locali.
Non dobbiamo confondere Vaisakhi con Vesak che arriva poco dopo. Chiamata anche Buddha Jayanti o Buddha Purnima, questa festività è osservata da diverse correnti buddhiste che commemorano la nascita, l’illuminazione e la morte di Buddha Gautama. Qui a Delhi in molti si recano a visitare il National Museum dove sono conservate delle reliquie del Buddha e vengono recitati dei mantra in presenza dei lama che accompagnano spesso i loro scolari.
Solitamente all’inizio di luglio è il giorno di Muharram che segna l’inizio del capodanno islamico. È uno dei quattro mesi sacri dell’anno in cui sono proibiti i conflitti, ci si dedica alla carità e si digiuna per 2 giorni. Il decimo giorno di Muharram, chiamato Ashura, nell’Islam sciita si commemora la morte di Hussain ibn Ali, nipote di Maometto. Qui in India la maggioranza è sunnita, ma la minoranza sciita vede alcune persone martirizzarsi per strada, flagellandosi mentre camminano a torso nudo, spesso anche con lamette assicurate a delle corde. Una volta mi è capitato di incontrare un gruppo per la strada ed è una cosa piuttosto impressionante. Nel giorno della commemorazione si muovono diverse processioni, soprattutto in Old Delhi e nel quartiere di Nizamuddin. Vengono trasportate grandi e piccole Tazia, fatte di bamboo e carta colorata, queste sono una replica della tomba dell’Imam Hussain.
A fine agosto ha inizio il Ganesh Chaturti, dieci giorni di celebrazioni per il compleanno di una delle divinità Hindu più amate. Vengono allestiti dei Pandal, palchetti dove vengono esposte le effigi di Ganesh, il quale verrà omaggiato fino al giorno di Visarjan, quando sarà immerso nel fiumi, negli oceani o nei laghi.
Infine, con ottobre, inizia una serie di festival che culminerà con il Diwali seguito, una settimana dopo, dalla Chhath Pooja.
A Dussehra si celebra la vittoria del bene sul male, rappresentata da trionfo del Dio Rama sul demone Ravana, il re di Lanka, così come la vittoria della Dea Durga sul demone bufalo Mahishasura. In spazi aperti, detti Ramlila, viene per giorni rappresentato il Ramayana e, il giorno di Dussehra viene dato fuoco alle effigi di Ravan, del fratello Kumbhakarnae del figlio Meghnad. In parallelo, per dieci giorni si visitano i Pandal dedicati alla Dea Durga che, nell’ultimo giorno, verrà portata in processione ed immersa come avvenuto anche con Ganesh.
Dhanteras è il giorno in cui iniziano i festeggiamenti che culmineranno con il giorno di Diwali, nota agli occidentali come la festa delle luci. Le case vengono pulite a fondo, spesso imbiancate, soprattutto gli esterni danneggiati dal monsone, e decorate con luci. Questo si fa per attirare la Dea Lakshmi che porterà prosperità per l’anno a venire. Il giorno di Deepawali le famiglie si riuniscono per la pooja e si accendono lumini davanti ad ogni finestra e porta, per invitare la dea ad entrare. Questa cosa la faccio anche io, sebbene non sia una da rituali, ma entro come in comunione con la mia casa e la ringrazio per essere la mia isola di pace.
Una settimana dopo Diwali arriva la Chhath Poja. Dedicata a Surya, il Dio Sole, e a Chhathi Maiya, sua sorella, si celebra soprattutto negli stati indiani di Bihar, Jharkhand e Uttar Pradesh, ma qui a Delhi è celebrata intensamente dalle comunità di persone originarie di questi Stati. Vengono preparate delle offerte in cibo, espressamente per questa festa, e l’ultima sera ci si reca in gran numero al fiume dove, i devoti più ferventi, entreranno in acqua stando immobili anche per un’ora, pregando Surya che tramonta. Così faranno all’alba seguente. Alcuni devoti raggiungono la riva del fiume eseguendo delle prostrazioni. Questa è una festa a me molto cara, soprattutto da quando l’ho partecipata con una famiglia, sia la sera che all’alba. È stata un’emozione grande e il contesto non aveva nulla a che vedere con la metropoli di milioni che è Delhi…

Questo articolo è apparso su Yoga Journal nella rubrica La mia pratica e lo ripubblichiamo qui per gentile concessione del direttore Guido Gabrielli. Abbiamo scelto Francesca Alinovi perché il suo gruppo, i Lovesick, sta mietendo successo ovunque. Francesca trova tutta la potenza del suo contrabbasso nella pratica di meditazione buddhista e di yoga. Ecco il suo racconto.

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Non stiamo parlando di un ennesimo vestito buonista sorridente che nasconde l’irrequietezza. Coltivare la calma non significa stare a tutti i costi lontani dalle difficoltà, anzi! Ma come diceva Yogananda, dietro all'irrequietezza c'è il puro e quieto spirito

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L’amore che ricevo da loro non ha condizioni. Non chiedono niente in cambio, eppure mi arricchiscono ogni giorno. Mi hanno insegnato il vero significato del dare senza aspettarmi nulla in cambio. È una pratica che si avvicina molto al concetto di seva nel Karma Yoga, dove l’atto d’amore e di cura è disinteressato e puro...