Il romanzo di Milena Palminteri è una storia di riscatto e un affresco popolare.
Il romanzo d’esordio di Milena Palminteri, Come l’arancio amaro, intreccia le storie di tre donne – Nardina, Sabedda e Carlotta – ambientate nella Sicilia tra gli anni Venti e Sessanta del Novecento. Il racconto, infatti, offre anche uno spaccato della realtà sociale e storica dell’isola.
Carlotta è una donna di 36 anni convinta che chiunque ami la lascerà. Cresciuta in un ambiente familiare freddo e distante, si rifugia nel lavoro all’Archivio notarile dopo aver abbandonato il sogno – ritenuto prerogativa maschile – di diventare avvocato. Un giorno, scopre un segreto nei documenti dell’Archivio: sua nonna paterna aveva accusato sua madre di averla comprata e non partorita. Questo la spinge a intraprendere un’indagine personale sulle radici della sua rabbia e solitudine. Nardina, una giovane piena di progetti, vede il suo desiderio di indipendenza frustrato dalle convenzioni sociali che la costringono a un matrimonio infelice. Sabedda, invece, è una donna fiera che lotta contro la povertà e l’emarginazione, cercando di vivere una vita libera dai vincoli sociali.
Il romanzo si distingue per l’esplorazione dei temi della sottomissione femminile, del potere seduttivo e generativo del corpo delle donne, e della loro forza nel superare le avversità anche in epoche dominate da ingiustizie e pregiudizi. Azzeccate le metafore e le similitudini, a partire da quella del titolo, ben definiti i caratteri psicologici dei personaggi.
