Se dall’introduzione dello Yoga in Occidente lo si conosce come la disciplina della ricerca dell’illuminazione e del raggiungimento della liberazione dal ciclo di nascite e morti, comprendiamo attraverso questi passaggi molto sintetici, come vi siano motivazioni estremamente ricche e complesse che ne alimentano l’enorme mole di contenuti filosofici che non possono essere ridotti a mere formule schematiche ma riscoperte e divulgate nella loro ampiezza e complessità. Inoltre, questi elementi sono importanti per comprendere come nello Yoga vi siano le medesime chiavi di lettura filosofica che ci forniscono una maggiore comprensione del perché storicamente troviamo differenti scuole di pensiero. Troveremo infatti almeno tre principali tradizioni che si richiamano a tutti gli elementi concettuali sopra esposti:
- il Karma-yoga che delinea la via della rinuncia al frutto delle proprie azioni, per offrirle nel fuoco del sacrificio dell’azione disinteressata;
- lo Jnana-yoga, che delinea la via della rinuncia alla identificazione di sé con il corpo e la coscienza materiale offrendole nel fuoco del sacrificio della conoscenza trascendentale;
- il Bhakti-yoga che delinea la via del completo abbandono di sé per offrirsi nel fuoco del sacrificio del servizio ad un Maestro.
Riallacciando il nostro discorso di partenza, Vyadhi-roga, il malessere fisico e mentale, dobbiamo sforzarci di comprendere come questa idea era considerata come una delle motivazioni alla base dello sforzo e dell’impegno per comprendere e superare il mondo dell’esistenza materiale, della morte e della realizzazione di una realtà trascendentale. Allora appare chiaro come nella Sadhana, la pratica regolata dello Yoga, si trovasse al primo posto il tema della salute e della malattia come espressioni primarie del Karma e, al contempo, come requisito per accedere ai piani superiori della pratica.
Questa consapevolezza si applica tramite la conoscenza sul piano materiale e sottile delle energie che governano il corpo fisico che si genera dal Mahat-tattva, l’insieme degli elementi originali che compongono l’universo materiale. Dal Mahat-tattva si generano i cinque elementi grossolani, chiamati Pancha-mahabhuta, composti da terra-acqua-fuoco-aria-etere, che sono come i mattoni fondamentali di tutte le strutture materiali. A loro volta questi cinque elementi compongono i tre principi energetici, Dosha, che governano il corpo fisico e sottile degli esseri viventi, chiamati rispettivamente Vayu-Agni-Shleshman.
Nello Yoga si ritiene che dalla pianta dei piedi fino all’ombelico sia la regione del corpo dominata da Vayu. Dall’unione degli elementi etere ed aria si genera Vayu o Vata-dosha. Vayu si manifesta nel corpo attraverso dieci arie vitali che governano tutte le funzioni.
Dall’ombelico fino al cuore si trova la regione dominata da Agni. Dall’unione di Fuoco e Acqua si genera Agni o Pitta-dosha. Agni si manifesta nel corpo attraverso cinque aspetti localizzati; il più importante è situato nello stomaco, conosciuto anche come Jatar-agni, il fuoco sacrificale degli alimenti. Agni governa le funzioni digestive e permette la separazione delle sostanze di scarto o Mala.
La parte del corpo che si trova al di sopra del cuore è la sede di Shleshma o Kapha. L’unione degli elementi Acqua e Terra genera Shleshma-dosha che si muove nel corpo attraverso i fluidi e le secrezioni. Questi sono i rispettivi campi d’azione dei tre Dosha.

Nei Tantra si sostiene che, qualunque sia la regione del corpo in cui si manifesta un disturbo, si deve concentrare l’attenzione sull’aria vitale presente in quella regione per riportarla nella sua giusta sede e regolare la sua direzione. Questo permette al Dosha che presiede quelle funzioni di tornare in equilibrio.
A tal proposito si distinguono i disturbi in due categorie:
- Samanyaja, causati dallo squilibrio di più Dosha;
- Nanatmaja, causati dallo squilibrio di un solo Dosha.
Secondo la tradizione la maggior parte dei disturbi è causata a partire dallo squilibrio di Vayu. Vayu è il principale Dosha ed è formato da dieci arie vitali, ma cinque sono considerate le più importanti e governano tutte le funzioni del corpo. Tra queste cinque arie vitali, Prana e Apana sono considerate quelle principali: Prana governa i nervi sensitivi e Apana i nervi motori. Prana presiede la narice sinistra lunare e Apana la narice destra solare e questo rappresenta uno dei capi saldi del Tantra-yoga.
I motivi che possono portare allo squilibrio di Vayu dipendono da diversi fattori tra i quali l’alimentazione, Ahara e lo stile di vita, Vihara. In effetti, una lettura approfondita delle scritture dello Yoga, ci chiarirà che Yama e Nyama, le prime due tappe dello Yoga in otto fasi, descrivono comportamenti e attitudini atte a favorire quelle condizioni fisiche e interiori necessarie alla realizzazione dello Yoga come fattori determinanti per il successo attraverso il conseguimento di una piena consapevolezza e di una salute di ferro, libera da disordini e malattie causate dallo stile di vita e dalle attitudini.
I sintomi prodromici, chiamati Purvarupa, che descrivono lo squilibrio di Vayu e quindi delle funzioni del sistema mentale correlate alla salute del corpo, si descrivono come durezza, ruvidità e secchezza nelle diverse parti del corpo, come rigidità nelle articolazioni e secchezza della cute, in particolare sulle prominenze ossee, a causa della riduzione del liquido sinoviale e dei secreti del derma. Con l’aumento di Vayu si genera in risposta la diminuzione di Shleshman che presiede alla produzione dei fluidi corporei. Quando questo aggravamento persiste, nel tempo si possono riscontrare con maggior facilità l’insorgenza di complicazioni o traumi osseo-articolari e tendineo-legamentosi, contratture muscolari, crampi, rigidità, dolori persistenti alle spalle, al collo, alle anche, alle ginocchia, alle caviglie con difficoltà a muoversi, sensibilità ridotta, intorpidimento. Questo quadro sintomatico, se associato a fattori quali stanchezza, amenorrea, dismenorrea, riduzione della forza vitale e della funzione procreativa, così come la diminuzione della crescita del feto, rientrano nei casi di aggravamento acuto.
Se si guarda allo Yoga non solo per i suoi elementi tecnici come le posture e le sequenze o per quelli al limite del folkloristico per la superficialità di trattazione come quello dei Chakra, ma invece si conoscono più approfonditamente la filosofia come nei Sutra di Patanjali, e mistiche dei Tantra, diventa possibile scorgere le infinite convergenze e interazioni che lo legano alla medicina tradizionale indiana.
La Charaka-samhita, un testo di medicina Ayurvedica, fornisce una trattazione accurata delle cause e dei sintomi dei disturbi dei Dosha: un’alimentazione eccessivamente ricca di alimenti processati, non sani, inadeguati alla propria costituzione, lo scarso apporto di nutrienti, un’alimentazione disordinata e irregolare, la sregolatezza sessuale, l’insonnia, gli eccessivi sforzi fisici in condizioni di scarso nutrimento e sonno. In particolare si sofferma anche sulle sofferenze mentali e sui dispiaceri che, con la soppressione o la mancata soddisfazione dei bisogni naturali, i traumi, l’ansia, la preoccupazione, i lutti, portano come conseguenza nel tempo al decadimento dei tessuti, Dhatu-kshaya per aggravamento di Vayu.
Un altro interessante spunto che si trova riguarda l’atteggiamento mentale e le ripercussioni che questo può rivolgere al funzionamento del nostro sistema nervoso. In generale la tendenza a un’attività mentale eccessivamente prolungata e sregolata, in termini di quantità e qualità degli impulsi mentali, determina le Vrtthi (le vritti, ndr), i vortici di pensiero che dominano lo sfondo mentale. L’eccesso di stimoli e l’incapacità di spegnere le funzioni mentali, sono la principale causa che determina la mancanza di uno stato di riposo adeguato.
La tendenza a rimuginare e viaggiare troppo con la mente, elaborando costantemente troppi pensieri, genera uno stato di malessere. Risulta evidente la necessità di contrappesi come il cambio di ritmo interiore attraverso il rilassamento, il silenzio e la concentrazione della mente per realizzare la quiete interiore. La tendenza a caricarsi di energia implosa, bloccata, intrappolata nel subconscio e nei nervi, senza poterla canalizzare, se perdura, conduce allo stato di Prakopita-vata, aggravamento delle funzioni sottili che genera a sua volta Srotavarodha, il blocco degli Srotas, i dotti o canali in cui avvengono le funzioni chimico biologiche che regolano le funzioni del corpo.

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