Ci sono dei brani musicali della tradizione occidentale che hanno lo stesso potere evocativo dei canti sacri indiani? Noi ne abbiamo scovati due: il primo di Gavin Bryars, compositore e contrabbassista inglese, il secondo di Ryūichi Sakamoto, genio giapponese scomparso nel 2023. Leggete qui sotto e regalatevi un'esperienza “mistica”...
Tre storie tra tante possibili, che testimoniano come la musica sia il linguaggio di un’altra dimensione corporea: Beethoven, Gould e la Franklin. Ludwig Van verso i 32 anni aveva un udito ormai compromesso, che sarebbe scomparso totalmente dopo i 40 anni. La sua memora musicale accumulata sino a quel periodo lo sostenne per tutta la vita, sopperendo con la mente all’incedere fantasmagorico dell’imponente orchestrazione immaginata. Utilizzava strumenti di supporto come il "timpano", un apparecchio acustico primitivo, per cercare di amplificare i suoni. Più tardi, quando l’udito era ormai completamente scomparso, utilizzò anche una bacchetta di legno che mordeva mentre era appoggiata alla cassa armonica del pianoforte.