Non sono mai stato un amante degli animali: non ero uno di quei bambini che implorava i genitori di adottare un animale domestico o a cui piaceva particolarmente giocare con i cani dei suoi amici. Ma se c’è una cosa che mi ha sempre caratterizzato come individuo da quando sono cresciuto, questa è la mia attenzione verso la protezione ambientale. Ricordo con divertimento le volte in cui sgridavo papà quando sbagliava a fare la raccolta differenziata (forse dovrei parlare al presente anche se sta dando cenni di miglioramento) o le volte in cui chiedevo a mamma di chiudere il rubinetto dell’acqua mentre si lavava i denti: riciclare e fare attenzione agli sprechi sono cose a cui ho sempre prestato attenzione.
Durante la mia adolescenza nessuno mi aveva informato però sull’impatto ambientale di ciò che mangiavo: mi riferisco a consumo d’acqua e d’energia, sfruttamento del suolo e riduzione della biodiversità. La scintilla della realizzazione è scaturita, per me, ad aprile del 2022. Era ormai da qualche mese che seguivo sui social Silvia Goggi (qui un articolo di Vanity Fair, ndr) una dottoressa specializzata in Scienze dell’alimentazione, e in particolare in alimentazione vegetale. Ricordo di essere stato catturato dal suo modo di raccontare le caratteristiche dell’alimentazione vegana in modo chiaro, trasparente, e soprattutto citando tutte le fonti a supporto di ciò che comunicava. In quel periodo io vivevo ancora con i miei genitori, ma un giorno, dopo aver visto le sue stories in cui sfatava uno ad uno i miti contro un’alimentazione plant-based, ho deciso di andare al supermercato e di comprare delle confezioni di burger vegetali e legumi.
Il mio obiettivo allora non era quello di diventare vegano, la strada era infatti ancora lunga. Però volevo cominciare a fare la mia parte, soprattutto dopo aver scoperto che l’industria alimentare (e in particolare quella che ha a che fare con gli animali) produceva tonnellate di emissioni di CO2 ogni anno, molto di più della sua “controparte” vegetale. In quel momento ero nel pieno del mio primo anno di università, e proprio tra gli amici conosciuti a lezione mi ero legato in modo particolare a due ragazze vegetariane. Prima di conoscere Noemi e Serena pensavo che le persone vegetariane fossero strane ed esagerate, e soprattutto vedevo tutto il modo dell’alimentazione vegetale come un qualcosa molto distante da me, quasi come se non esistesse veramente. Venire a contatto con questa realtà mi ha aiutato molto ad aprire la mente e a capire che se ragazzi come me avevano preso questa decisione, allora non doveva essere in fondo così difficile. Avevo capito infatti che i pregiudizi che avevo erano completamente privi di senso e dettati da falsi miti e credenze molto diffuse.
Da quel momento ho iniziato a documentarmi sempre di più, leggendo studi scientifici e ascoltando esperti di nutrizione sui social. Ho scoperto che le proteine vegetali sono altrettanto valide di quelle animali. Legumi, tofu e seitan sono solo alcuni degli alimenti ricchi di proteine che possono facilmente sostituire carne e latticini, con il vantaggio di essere privi di colesterolo e spesso più ricchi di fibre e micronutrienti benefici. Sono alimenti che ho imparato ad apprezzare col tempo: ci sono voluti un po’ di mesi per imparare come sfruttare al meglio le loro proprietà e come trasformarli per avere sempre un’alimentazione variegata e interessante.
Un altro dato che mi ha colpito riguarda l’impatto ambientale: secondo un rapporto della FAO, l’allevamento di bestiame è responsabile di circa il 14,5% delle emissioni globali di gas serra, una percentuale che supera perfino quella del settore dei trasporti. Oltre a tutto questo, mi rende ovviamente felice sapere che, con le mie scelte, contribuisco a salvare la vita degli animali dagli allevamenti intensivi, un aspetto che ormai mi sta particolarmente a cuore, ma che prima davo totalmente per scontato. Lev Tolstoj scriveva:«Se i mattatoi avessero le pareti di vetro saremmo tutti vegetariani», e ad oggi non potrei essere più d’accordo.
Col tempo, anche la mia famiglia si è aperta a questa nuova realtà e ora è più disponibile a provare ricette plant-based, riducendo il consumo giornaliero di carne. Quest’ultimo Natale, per esempio, molti piatti erano vegetariani, cosa che solo qualche anno fa sarebbe stata impensabile. Ovviamente il percorso non è stato (e non è) semplice. Ho abbandonato completamente il consumo di carne e pesce, e in casa mia sono completamente vegano, ma soprattutto quando sono fuori casa mi capita di consumare in quantità ridotta alcuni derivati animali. Ad ogni modo, ogni giorno cerco di migliorare e di fare scelte più consapevoli. Non posso ancora definirmi vegano, ma ce la sto mettendo tutta…


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Limitarsi al piano fisico non conduce a niente. Il movimento e le posture rendono solo manifesta l’esistenza nel nostro corpo di zone chiare. E aprono il cammino: preparano alla meditazione...

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