Stabilito come nella cultura vedica indiana la coscienza sia influenzata a tutti i livelli dall’insieme degli elementi che costituiscono la creazione materiale e che impediscono all’anima individuale di essere cosciente di sé, possiamo esplorare gli altri elementi propri della filosofia dello Yoga che si intrecciano ai concetti della cultura vedica.
Per secoli, l’idea preminente nella cultura vedica, fu che l’individuo dovesse elevarsi gradualmente dall’ignoranza alla passione per giungere infine alla virtù. Questa elevazione della coscienza era attuabile attraverso il superamento di alcune tappe fondamentali:
Dalla coscienza del corpo, (anna-maya-kosha), inesorabilmente legata alla nascita, identificata nella coscienza del cibo-nutrimento-sopravvivenza e nelle relazioni sociali protettive della famiglia, della cultura e della religione di provenienza, bisognava elevarsi verso la coscienza del sé sottile, (prana-maya-kosha), la coscienza delle arie vitali e della fisiologia sottile, descritte nei Tantra, per esperire la stretta relazione funzionale che il corpo sottile o energetico esercita sul funzionamento della psiche e del corpo.
Da questo livello si doveva progredire alla consapevolezza o coscienza del piano mentale, (mano-maya-kosha), nel quale si formano i pensieri e le attitudini proprie di ogni individuo, costruite dall’infanzia fino all’età adulta e organizzata sugli schemi culturali che comprendono lo sviluppo economico e la posizione sociale, l’istruzione e l’apprendimento, gli ideali e i valori, che in generale formano la filosofia di vita.
Dal piano mentale bisognava elevarsi al piano del puro intelletto, (Vijnana-maya-kosha), un livello fondamentale di consapevolezza che porta le certezze e le abitudini ereditate dal contesto di vita verso una maggiore determinazione a comprendere chi siamo e qual è il nostro ruolo nel mondo; ciò apre l’intelletto alle domande filosofiche della vita, per discernere la realtà culturale, sociale, famigliare, in una parola materiale da quella spirituale. Il quinto stadio evolutivo, (Ananda-maya-kosha), viene considerato il piano della coscienza superiore, realizzabile attraverso il Samadhi, il piano della liberazione. Le parole chiave che designano questi stadi di sviluppo della coscienza sono Maya, che indica l’energia illusoria che riveste la creazione materiale ancorando il sé interiore alle reazioni del mondo fenomenico che incatenano la coscienza. Ananda che rappresenta il piano della beatitudine che si realizza quando il sé si libera da tutti i condizionamenti per realizzare la sua vera natura e Kosha, cha fa riferimento proprio al concetto di “coperture”, “involucri”, identificazioni.
Gli elementi di questa discussione sono tutti collegati tra loro e servono per dare una visione di maggior chiarezza sul contenuto delle diverse parti delle scritture indiane. Così, i quattro livelli di esistenza condizionata nel corpo, assieme al quinto di realizzazione del sé, sono relazionati a specifici punti situati nel corpo fisico e sottile, a loro volta influenzati dall’energia dei Guna, chiamati Granthi e Chakra. In accordo alla tradizione dei testi sullo Yoga, nella fisiologia sottile ed energetica, si descrivono sei centri energetici inferiori, i Pinda-chakra, situati lungo la linea mediana longitudinale della colonna vertebrale, seguiti da un centro energetico superiore che contiene altri sei centri chiamati Anda-chakra.
I vortici energetici che andiamo a descrivere sono fortemente rappresentativi del livello e delle caratteristiche proprie di come l’identificazione della coscienza individuale con il corpo, i sensi e gli oggetti dei sensi, originano dall’anima ma si incarnano nella vita fisica dando luogo così ai desideri e gli attaccamenti.

La rappresentazione iconografica del primo centro energetico, Muladhara, è il Prithvi-mandala, il simbolo della terra, un fiore di loto con quattro petali, al cui interno si trova un quadrato giallo in cui è inserito un triangolo rosso con il vertice rivolto verso il basso. All’interno di questa rappresentazione grafica, nel centro del triangolo, si trova il Lingam, il simbolo della potenza creativa del Purusha, attorno al quale è arrotolata in tre spire e mezzo Kundalini, l’energia primordiale. Il triangolo è sostenuto alla base da Ganesha, la divinità principale che lo governa. Vi si trova anche Airavata, l’elefante celeste veicolo di Indra, Signore dei sensi materiali. Dietro al triangolo si trova Dakini, la forma femminile dell’energia primordiale o Shakti. Al centro del quadrato si trova Brahma, il deva della creazione materiale. Nel sistema della coscienza dei cinque Kosha, sul piano di Anna-maya, Muladhara rappresenta il livello di vita basilare: tetto, nutrimento, protezione. Sul piano del Prana-maya è governato dall’aria vitale Apana che regola le funzioni escretorie. Il piano mentale o psichico, Mano-maya, è influenzato dall’appartenenza a un clan o gruppo familiare, che socialmente agisce come una tribù.
La rappresentazione del secondo centro energetico, Svadhisthana, è l’Apas-mandala, simbolo dell’acqua, un fiore di loto con sei petali rossi, al cui interno si trova un cerchio bianco che contiene nel lato inferiore una Luna argentata crescente. Alla sua base si trova un coccodrillo coda di pesce, simbolo della potenza seminale e del desiderio sessuale, su cui monta Sri Vishnu, il Purusha originale, accompagnato dalla forma femminile della sua energia, Rakini Shakti che simboleggia la dualità del piacere e del dolore. Il cerchio bianco dentro il chakra simboleggia l’elemento acqua e il potere delle relazioni. Nel sistema dei Kosha, il secondo Chakra governa la ricerca del piacere e della soddisfazione a livello di Anna-maya. Apana è ancora l’aria vitale che regola il piano di Prana-maya, dove però governa le funzioni sessuali e riproduttive. Sul piano di Mano-maya, stimola e influenza la natura sensuale della persona, il potere sessuale e la potente abilità di ottenere i propri scopi attraverso differenti strategie, compresi giochi o inganni.
La rappresentazione del terzo centro energetico, Manipura, è l’Agni-mandala, simbolo del fuoco, un fiore di loto con dieci petali azzurri, al cui interno si trova un cerchio bianco in cui è inserito un triangolo rosso con il vertice rivolto verso il basso, associato a tre Svastiche simbolo del fuoco, Agni, del Sole, Surya, e di Vishnu. Rappresenta Jataragni, il fuoco digestivo, ma anche il fuoco sacrificale, Agni-hotra. Al centro del triangolo si trova Sri Rudra, la forma di Shiva che rappresenta il potere personale. Lo accompagna Lakini-shakti, che possiede tre teste che simboleggiano la capacità di visione nei tre piani fisico, energetico-sottile e mentale-astrale. Alla base si trova il caprone con le zampe radianti veicolo di Agni il dio del fuoco. Nel sistema dei kosha, il terzo Chakra rappresenta il livello del gusto per il successo, l’ambizione e l’affermazione di sé. L’aria vitale che regola questo piano è Samana che permette l’assimilazione degli elementi nutrivi e la separazione degli elementi di scarto. Il piano mentale Mano-maya è influenzato dal principio del dominare o essere dominato.

La festa induista segna l’arrivo della nuova stagione e la vittoria del bene sul male. «Quando tutti i corpi e i volti sono ricoperti di colori, le differenze esterne svaniscono e tutti hanno lo stesso aspetto», dice la mistica indiana. «La vera felicità e il vero amore nascono solo quando tutti i confini creati dalla nostra mente si dissolvono».

Limitarsi al piano fisico non conduce a niente. Il movimento e le posture rendono solo manifesta l’esistenza nel nostro corpo di zone chiare. E aprono il cammino: preparano alla meditazione...

L'attenzione per l'inquinamento e poi la riflessione: ha senso contribuire con l'alimentazione al deterioramento dell'aria e delle condizioni ambientali? La risposta mi è arrivata dopo aver conosciuto due amiche vegetariane: lì è iniziato il mio viaggio verso un'alimentazione più sostenibile. Alla scoperta di legumi, tofu e seitan. alimenti ricchi di proteine che possono facilmente sostituire carne e latticini...

Questo articolo è apparso su Yoga Journal nella rubrica La mia pratica e lo ripubblichiamo qui per gentile concessione del direttore Guido Gabrielli. Abbiamo scelto Francesca Alinovi perché il suo gruppo, i Lovesick, sta mietendo successo ovunque. Francesca trova tutta la potenza del suo contrabbasso nella pratica di meditazione buddhista e di yoga. Ecco il suo racconto.

Duemila anni prima di Cristo, la civiltà indo-alpino-mediterranea, che si estendeva su tutto il Mediterraneo e si spingeva fino a parte del Pakistan e dell’India, iniziò a essere invasa dalle popolazioni arie: orde di barbari guerrieri che provenivano dalle steppe e dal deserto...

Mi sono comportata facendo del mio meglio con gli strumenti che avevo a disposizione in quella determinata situazione. Ho fatto tanto, ho trovato la forza in situazioni difficili. Vi racconto la mia storia...